La ricopertura dei fondi prima delle resine per pavimenti
Dedichiamo questo articolo a coloro che vogliono capire come la ricerca sia progredita e giunta alla realizzazione di [sc name=”Microdata Product Name_Category_Resine-Per-Pavimenti”]. Nel corso degli anni sono stati effettuati molti sforzi per ottenere pavimentazioni efficaci e impeccabili, ma quali sono stati i materiali inventati prima dei prodotti resinosi? In particolare uno di questi era molto diffuso, vedremo quale e come la resina lo abbia ormai sostituito.
L’uomo ha sempre avuto la necessità di vivere e lavorare in ambienti dove fosse presente una pavimentazione stabile e pratica. Il nudo suolo o la terra battuta vennero presto abbandonati e la necessità diventò quella della ricopertura del fondo.
Prima vennero utilizzate foglie, paglia, stuoie o tappeti, successivamente materiali lapidei di vario tipo, poi le piastrelle e il legno dei parquet. Per ultimi sono stati ottenuti i materiali resinosi, che possiamo definire più moderni e più pratici. Noi della ditta Geohydrica di Verona, con la nostra linea Venber, abbiamo reso la copertura dei fondi migliore in ogni ambiente.
Quando c’era il linoleum
Questo tipo di pavimento non ha tutte le caratteristiche performanti della resina. E’ soggetto a notevole usura e spesso manca di perfetta planarità. E’ una pavimentazione cosiddetta resiliente, cioè non rigida ma piuttosto flessibile e in grado di sopportare urti senza rompersi, costituita da materiali di origine naturale.
Si tratta di una base di tela di iuta sulla quale viene calandrato un impasto di olio di lino ossidato, farina di sughero, farina di legno e sostanze coloranti per l’estetica. Anche su quest’ultimo aspetto non si sono mai raggiunti i livelli di bellezza, apparenza, tonalità di colore che le resine per pavimenti (e rivestimenti) ci offrono.
Origine
Già verso i primi dell’ottocento in Inghilterra ci furono tentativi di creare pavimentazioni senza giunti che consentissero facilità di igiene e manutenzione, attraverso la verniciatura a olio di tessuti estesi, i cosiddetti “Varnished Oils”. A questi ci si ispirò in Francia nel 1823 quando venne creata una sorta di grande tappeto di feltro verniciato spalmato di bitume. Di certo proteggeva dall’umidità, ma non incontrò mai il favore delle masse.
Dopo il 1836 iniziarono, sempre in Inghilterra, una serie di altri tentativi che portarono al brevetto del 1851 denominato “Kamptulicon”, un prodotto molto simile al linoleum. Era infatti un supporto di tela rivestito da una miscela di polvere di sughero e caucciù colorato. Subito dopo la messa in produzione di questo sistema purtroppo si presentò un inconveniente: l’esorbitante aumento del costo del caucciù stesso, che costrinse all’abbandono della produzione.
Il linoleum vero e proprio fu brevettato in fine dallo scozzese Frederick Walton nel 1865. Egli sostituì la gomma naturale vulcanizzata con l’olio di lino, avendo trovato il modo di trasformarlo in una sostanza gommosa grazie ad un processo di ossidazione inventato proprio dallo stesso Walton.
Anche il vecchio nome fu sostituito da quello nuovo, man mano che il prodotto veniva diffuso commercialmente. Questa diffusione fu agevolata dalla mancata presenza di migliori material sia sotto il punto di vista delle caratteristiche, della performance finale che dai costi. I prodotti che hanno potuto essere i sostituti sono invece quelli attuali classificati come polimerici.
Produzione del linoleum
La produzione industriale è abbastanza laboriosa, meno tecnologica di quella delle resine per pavimenti, e di sicuro più lenta. Con le attuali possibilità produttive i materiali resinosi presentano caratteristiche di gran lunga superiori. Durante il processo di ossidazione l’olio di lino viene prima cotto e poi fatto passare dallo stato liquido a quello solido, per mezzo del contatto con aria calda.
Dei teli di cotone vengono sospesi su delle aste orizzontali all’interno di apposite celle, dove avviene poi il processo di ossidazione. L’olio di lino viene versato sui teli, a contatto continuo con getti d’aria a 40° C, e questo causa l’ossidazione. Dopo la solidificazione viene versato un altro strato di olio, anch’esso riscaldato. Il processo va avanti in questo modo fino a creare uno strato di 2-3 cm, in modo che si possa raccogliere la sostanza detta linoxina così prodotta.
Questa materia prima viene sminuzzata e fusa, si aggiungono vari tipi di gomme naturali e si ottiene una sostanza legante chiamata cemento di linoleum, il quale viene poi messo a riposare.Dopo uno specifico periodo di riposo, il cemento di linoleum viene miscelato con farina di legno, polvere di sughero e pigmenti di diversa qualità e colore.
Dopo la miscelazione la pasta viene calandrata con cilindri riscaldati e pressata su un supporto di tela iuta, in modo da raggiungere i diversi spessori richiesti dal mercato. Anche la granulometria e l’uniformità cambiano a seconda del modello richiesto. Il processo di fabbricazione termina con la fase di essiccazione in appositi locali ad alta temperatura, fino ad arrivare alla durezza e alla solidità voluta.
Il paragone con le resine per pavimenti e rivestimenti
La differenza con le resine è evidente: le materie prime sono deperibili, non è prevista una realizzazione su misura, la produzione avviene in grossi quantitativi ed è molto lenta. La resina invece consente un’infinità di soluzioni produttive e cromatiche di gran lunga maggiori, inoltre può essere applicata anche in spazi di particolari dimensioni, sia piccoli che grandi, persino in verticale secondo tempistiche molto veloci.
Le resine per pavimenti, così come per i rivestimenti in generale, presentano una praticità, solidità e durata, oltre che facilità di pulizia, decisamente maggiori rispetto ai più vecchi materiali di cui abbiamo qui sopra scritto. Un pavimento in resina ha una stabilità decisamente superiore ed un livello di finitura di gran lunga più versatile. Inoltre non presenta il problema che dopo molto tempo affligge tutti i pavimenti basati su fibre naturali, cioè la presenza di muffe, che può causare alla lunga problemi igienici e di salute.
Oltre a tutto ciò che abbiamo descritto, possiamo facilmente osservare che le resine diventano parte solida e integrante del pavimento mentre il linoleum è semplicemente incollato. Per questi motivi il prodotto resinoso viene preferito ovunque, sostituendo tutti quei materiali non più al passo con le necessità dell’edilizia moderna.
Le resine per pavimenti che produciamo a Verona e distribuiamo a Torino, Milano e in tutta Italia sono la vostra soluzione più all’avanguardia per ogni opera di ricopertura, senza giunzioni o limiti di spazio, e con una totale stabilità nel tempo.
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